15 dicembre 2012

COLORI

"Ci sono volte in cui lo so, tu pensi che sia matto..."
ritrovarsi perfettamente nelle parole della canzone di Silvestri fa sì che tutta la mia stranezza mi sembri più "normale". Ma la normalità cos' è in fondo?? La normalità non esiste. Siamo un misterioso pozzo senza fine da cui può scaturire di tutto: il bene e il male, il bianco e il nero, tutti i colori che ci sono in mezzo e tutti i colori che noi crediamo di vedere in un modo ma che indossano la veste di un altro prendendosi gioco di noi...
Siamo una profonda voragine e a volte, quando lo spazio intorno a noi è troppo poco, quando non riusciamo a ritagliarci un sano tempo di silenzio e di decantazione, da questo pozzo profondo esce di tutto e ciò che esce non è chiaro ma è mischiato ed è confuso. Stamattina ho aperto gli occhi nel letto e, a seguito di una discussione su un tema caldo e attuale affrontato la sera prima, mi è venuta una chiara immagine di me stessa: una statua di marmo. Pesante, incrostata su idee che ho dato per assunte molto tempo fa e che non ho più messo in discussione, una persona che ha perso molto della capacità di mettersi in gioco e nei panni degli altri. Una persona con la sentenza pronta, le solite risposte di sempre e pochi occhi per vedere nel profondo.
Non so come io ci sia arrivata ma quello che ho visto non mi è piaciuto. Ho pensato di non voler vivere così la mia vita, perchè così non ha senso. Voglio incominciare di nuovo a cambiare. (E chissà perchè ho smesso di farlo...), ricominciare a mettere in moto l'anima e darmi da fare. Desidero vedere le persone con occhi nuovi e rimuovere ogni sentenza, sia sugli altri che su me stessa. La libertà in fondo non è altro che questo: una danza di colori che si specchiano limpidi gli uni negli altri, senza veli, senza trucco, ne' inganno, con le ali spiegate per essere se stessi.
E.

17 maggio 2011

ESSERE LEGGERI - ESSERI LEGGERI


Ogni tanto, in certi punti della nostra vita, la morte arriva. E allora in qualche modo ci dobbiamo fare i conti. Ci obbliga a fermarci e a entrare per assurdo - ma non troppo - più nel profondo della vita. Curioso fenomeno.
Forse l'esperienza più comune penso sia quella di avere osservato almeno qualche volta nella vita i volti delle persone care che sono "andate" dopo un periodo di sofferenza più o meno lunga. E di fronte a queste c'è qualche cosa di poco consueto, qualcosa che ci scuote profondamente e se riusciamo ad allontanare, almeno per un attimo, la tempesta dei sentimenti che in quel momento ci assale, riusciamo a leggere chiaro e netto sul volto un senso di pace e di riposo e una profonda sensazione di percepire che ciò che stiamo osservando non è che un involucro.
Come se tutta la massa di energia, di forza, di parole, di amore, di rabbia, di speranza, di sconfitta, di entusiasmo della vita di quella persona avesse lasciato in un istante quel "guscio" in cui era intrappolata e fosse andata a ricongiungersi a tutte le altre.
E' indipendente dalla fede, dalla filosofia, dalla religione, è come qualcosa che si legge e si palesa sui lineamenti del volto e ci lascia spiazzati nel farci percepire il mistero incredibile della vita.

Uscita all'aperto ho guardato il cielo azzurro e terso delle colline di Firenze, in mezzo ai poggi verdi e rigogliosi, agli ulivi e ai cipressi che ondeggiavano al vento caldo, quasi estivo, ho osservato il calore trasparente che usciva dal forno delle camere...
Ho sentito il nostro attaccamento, un dolore tanto forte, umano, ridursi a un piccolo punto in confronto al mistero profondo della vita che si è liberata, leggera, caricata di tutte le esperienze di questo mondo, in cui si è donata, in cui è cresciuta, si è arricchita, non dispersa ma presente, libera e immensamente più grande.
E.

25 gennaio 2011

SI RIPARTE SEMPRE


Un po' mi tremano le mani a scivere un post dopo così tanto tempo...chissà se scrivo in italiano (sarebbe una novità), chissà se sono comprensibile (sarebbe un miracolo) chissà COSA scrivere! Ecco perchè non ho bene un'idea in mente ma chissenefrega, lascerò che le dita vadano da sole senza un pensiero ben preciso che le guidi. Ah, No! Ora so cosa scrivere.
Quest'anno. Perchè quest'anno ha bisogno di avere un punto. Dai punti si parte e ai punti si finisce. Il post precedente è stato un bel punto di partenza e il viaggio è incominciato. Pieno di idee, di energie, di vita....etc, etc, storia vecchia....
Questo invece è il post del punto finale.
E tra un punto e l'altro sono successi veri e propri terremoti, stravolgimenti, accadimenti impensabili...un po' come entrare in un frullatore uscendone dicendo "eeeh? e cos'è accaduto?". Un anno più faticoso, ecco, non me lo ricordo. Se ancora una volta dico "aaah mi sento con i bagagli in mano per affrontare...." abbattetemi subito!
E' stato un anno eccezionale al di là di ogni aspettativa. Mi ha prosciugato ogni ml di linfa vitale, di ogni energia fisica e psichica, rendendomi a tratti fortissima e a tratti un fuscello al vento. Se da un lato mi ha posto di fronte a tutti gli scheletri nell'armadio e alle mie paure più profonde e radicate, dall'altro mi ha fatto un dono eccezionale, così prezioso e bello che mai avrei immaginato, mi ha fatto raggiungere obiettivi che mi sembravano lontani anni luce e ha reso concrete alcune mie speranze che credevo perdute.
Detto niente....
Ho usato quasi tutte le energie, aperto tutte le porte e fatto una gran corrente perchè era ora di fare pulizia e ordine. E poi perchè ogni dono ricevuto è una gioia ma anche una responsabilità e va guardato con occhi puliti e visssuto con cuore onesto.
Diciamo che è stata un'Odissea.
...
Di là in salotto ho una piantina. E' sopravvissuta al gelo dell'inverno. Le ho tagliato tutte le punte secche, sembrava da buttare. Ho insistito e l'ho tenuta un po' alla luce, un po' al cado, le ho dato più o meno acqua (mancava la respirazione bocca a bocca)...poi un giorno, sotto un moncone secco ho intravisto una timidissima e microscopica nuova fogliolina verde brillante. Quella mi ha riempito il cuore. Da quel giorno ne sono spuntate altre e altre ancora e oramai guardando la pianta a malapena si nota il secco, le foglie nuove la stanno invadendo di un'allegra festa pre-primaverile.
La speranza ci è messa nel cuore da subito. Bisogna farle spazio e crescerla e coltivarla con amore e fiducia. Anche quando pensiamo di non avere più energie per farlo, ecco le ultime mettiamole lì, ci torneranno decuplicate e sboccerà preziosa come un prato di migliaia di botton d'oro fra le cime di montagna, pronti per essere donati...
E da qui punto e a capo, si riparte a coltivare i nuovi fiori....ma uno scalino più in alto!
E.

05 maggio 2010

BIDONI IN DOPPIA FILA....


Ecco, niente di più poetico dell'essere travolti dall'immagine di un bidone in doppia fila mentre si rientra a casa. La doppia fila è il tipico modello italiota e potrebbe essere sprecata per altri paragoni nazional-lamentevoli, ma qui lo spirito politico tace e prevarica quello poetico. Del bidone. Insomma, come un folgoramento me ne sono perdutamente innamorata!
Ora, per comprendere la natura aulica del mio sentimento pensate intensamente a lui: verde come la speranza, un po' tracagnotto ma comunque armonioso nel profilo, suscitante immediata simpatia! E, interiormente, un tipo, come dire.... " profondamente ricco".
E ogni volta che apre la bocca: una miscellanea di odori, di suoni e di colori, un concentrato di vite vissute, rimescolate, amalgamate, intrecciate e ormai inseparabili...(persino dalla differenziata).
E poi si sa, l'atteggiamento rivela tutto e allora.... quella sua posizione: la doppia fila. Quel non essere ne' in carreggiata, in frenetica corsa verso chissà dove, ne' posteggiato in qualche sacca di esistenza ristagnante. Ma stare lì, pronto a partire, carburante, energico e dinamico nella sua posa elegante con lo sguardo all'orizzonte e la serenità di chi conosce la via su cui si trova.

Ok, ok, ormai sono alla frutta.

Eppure a volte ci si sente così (come un bidone in doppia fila...) : pronti a partire.

Senza bagagli a mano ma con tutta la strada dentro.
Senza cartelli segnaletici ma con la direzione chiara in testa e nel cuore.
Corazzati ma con un pozzo senza fine di tenerezza da spendere.

E il vento e il calore del viaggio che dissolvono a poco a poco ogni piccola nebbia di timore.
Perchè la curiosità e la voglia di costruire l'oggi e il domani, sono più forti di ogni certezza....

...persino del camion della spazzatura... ; )
E.

14 gennaio 2010

la corazza di cemento




Credo di aver capito che cosa sta accadendo.
Meglio tardi che mai.

"Per sopravvivere nel mondo nel quale viviamo è necessario che l'uomo sappia adattarsi all'ambiente che, per effetto dell'evoluzione, cambia continuamente e assai rapidamente anche per l'opera stessa dell'uomo. Gli animali, che non hanno potuto istintivamente adattarsi all'ambiente, si sono estinti e si estingono anche animali che non sanno o non possono opporsi all'azione distruttiva dell'uomo in questa sua fase ancora primitiva e disorganizzata, dell'uomo, cioè, pervaso dai suoi sentimenti di implacabile ingordigia, di profitto sfrenato, senza remore di sorta. Inutile e fuori tema la storia aggressiva e distruttrice dell'uomo teso al profitto ad ogni costo disposto a coprire il mondo di cadaveri e di immondizie. Utile sapere che esistono uomini preoccupati del divenire dll'umanità. Sono gli uomini indispensabili al progresso dell'uomo e della sua sopravvivenza nel tempo futuro. Non parlo ovviamente dei politicanti che si distinguono dai politici per il fatto che essi usano la politica ed il potere politico solo per soddisfare il loro egoismo personale o di gruppo o per il proprio clan familiare nel quale cercano di vivere nel modo sempre migliore. I politici sono capaci di enormi sacrifici per l'idea che professano. Il senso politico è il senso che onora l'uomo in quanto è il solo essere che ne è dotato e che lo distingue appunto da tutti gli altri animali. Ma il carattere evolutivo dell'uomo non è solo riferibile alla politica perchè l'uomo può avere molti, moltissimi interessi prevalenti, anche fuori dalla politica. Intendo cioè parlare di chi si sente in se aspirazioni vive e sincere per le quali sa sacrificarsi. La natura dell'uomo si caratterizza da quella degli animali anche per la sua capacità di svolgere un lavoro produttivo. Un evolutivo esplica un'attività per la quale è capace di fare notevoli sacrifici, pur di riuscire, essendo appassionato della propria attività, mentre un normale comportamento lavorativo non pone alla propria attività alcun interesse. Essa gli è normalmente indifferente e la esegue solo per il compenso che ne ricava e che gli è, per vari motivi indispensabile. In molti uffici, anche ministeriali, alcuni minuti prima del termine ufficiale del lavoro, di solito dai 5 ai 10 minuti, gli impiegati sono autorizzati a lasciare il posto di lavoro, smettere cioè la propria attività. Sono minuti che i sindacati sono riusciti ad ottenere per dar tempo all'impiegato di cambiarsi d'abito e riassettarsi in ordine per uscire. L'uscita all'esterno però è vincolata all'apertura dei cancelli o dei portoni o dallo scatto dell'orologio di controllo delle presenze attive del personale. Da alcune statistiche risulta che più del 95% del personale preferisce stare dai 300 ai 600 secondi in piedi, pigiato e fermo, invece di proseguire il proprio lavoro comodo al proprio tavolo per avvantaggiarsi della media di 20 secondi. Ho fatto tutto questo discorso per dimostrare la differenza tra il comportamento lavorativo e il comportamento evolutivo." (da IO...e chi? di Giovanni Zaquini 1982)
Un prurito qua e là, uno stomaco che si attorciglia...non sono nè pidocchi nè la cattiva digestione.
E l'indomani è diverso.
Ti svegli e sei pieno di macchie rosse stravaganti su tutto il corpo, pruriginose e fastidiose, che quando meno te lo aspetti si moltiplicano.
Non sono inutili, sono un segnale fatto apposta per ricordarti che qiò che il tuo cervello ha pensato non è in linea con il resto della società.
Da quando ho avuto contatti con la pubblica amministrazione le cose sono cambiate, ma forse non ho mai avuto troppo il tempo per ragionarle e metabolizzarle. Ora lo sto facendo e le conseguenze sono evidenti.
E' alquanto stupido e inutile lottare contro la matriosca, perchè essa contiene un mostro, un altro mostro e ancora un altro e un altro ancora. Tutti potenti alla lor maniera e ben distributi sino alle alte sfere.
E' un errore grattare la vernice sul vetro perchè a ogni grattata c'è una visione orrenda oltre quel vetro.
Te ne rendi conto, dai una grattata, apri la matriosca convinto di riuscire a sconfiggere un mostro ma quello che uscirà subito dopo ti schiaccerà.

Nel mio settore lavorativo è così. La pubblica amministrazione è un oggetto inutile, fatta di molti settori ma riconducibile ad un'unica attività, non quella della funzione pubblica, bensì di macelleria. Se sei giovane sei un poveretto, a cui è bene sin dall'inizio rendere il cervello una tabula rasa, far capire quali sono le regole, i protocolli e le procedure da seguire nella grande famiglia. E quando sei nel giro e senti che la situazione è infeltrita, stagnante, provi a darti la spinta di reni cercando di emergere in superficie per portare una ventata di aria nuova con nuove idee utili al gruppo, per migliorare il sistema lavorativo...e ti arriva il calcio in pancia. Forte, diretto e che ti toglie il respiro. E allora capisci che l'unico modo per non accusare è quello di camminare il più possibile accovacciato, quasi strisciante al suolo, testa bassa. E chi ti da il calcio non se ne rende nemmeno conto, assuefatto com'è dal meccanismo.
Il problema in questa pubblica amministrazione è credere in ciò che si fa.
Beh, se sei giovane, hai delle idee, degli obiettivi, se hai lavorato come libero professionista cercando di fare progetti utili per la società e se vuoi che i soldi che guadagni siano veramente guadagnati...beh...non andare nella pubblica amministrazione.
I sindacati poi, fanno riunioni e discutono sui diritti del lavoratore...ma quale diritti. Ci si dimentica che cos'è un diritto se si agisce in un ottica lavorativa e non evolutiva. Con l'ottica lavorativa si danno nomi a cose che non sono corretti. Perchè chiamare un'attività "progetto" se poi così non è...per me un progetto ha una data di inizio, una data di fine, un OBIETTIVO, e una produzione di risultati. Per molti non è così. Il progetto è un'attività che si porta avanti anche quest'anno, anche se inutile, anche se non c'è un obiettivo, anche se i risultati non ci saranno. E alla mia domanda "ma come fate a chiamarli progetti???" si sguinzagliano sguardi di fuoco del capo e risposte ingenue di altri che non ha ancora imparato a stare zitti o a chiamare le cose con il proprio nome "in realtà i progetti servono per avere i soldi della produttività a fine anno, ottenuti con il duro lavoro del sindacato".
Il sindacato dovrebbe essere schifato da queste risposte, dovrebbe controllare che le risorse in più ottenute grazie al suo lavoro siano correttamente usate.
Non c'è un sistema di controllo. Non è con il far rispettare la legge che si può parlare di controllo, bensì con il rispetto del buon senso.
E' dura far capire a chi è incrostato, a chi si è abituato a lavorare in un certo modo, a parer mio sbagliato, a chi usa diritti che non valgono più come diritti ma come credenziali di accesso ad ottenere soldi in maniera errata, che con piccole operazioni lavorative il sistema può essere cambiato e scardinato. Se ci provi verrai pestato al primo livello, al secondo livello, al terzo livello, al livello bonus.
Utile è scambiare quattro chiacchiere con i tuoi simili, con chi da questo livello ci è già passato, che fa le cose giuste di nascosto, ma le fa.
E allora è meglio andare alla ricerca del carattere evolutivo, quello corretto, cercando di non prendere troppe mazzate.
Il meccanismo è sbagliato: il metodo di lavoro, la scarsità di obiettivi, il far pasare il tempo tanto la retribuzione sarà uguale, il chiamare le cose con un altro nome, il lavoro dei sindacati...
Al momento non credo a nulla.
Quando ti accorgi di essere l'ultima pedina del sitema, per di più inutile, torna difficile sperare che il tuo corpo reagisca al meglio.
Ecco allora che ho deciso di fare un nuovo acquisto: una CORAZZA DI CEMENTO, utile a salvaguardare il mio corpo, a parare i colpi dal sistema e per farmi stare in piedi in questo sistema fuffa.
Non ne ho viste in commercio quindi la ricerca sarà dura, ma almeno il mio obiettivo lo conosco.
A.

01 dicembre 2009

LA FORZA DEI "SI"


Dire un si è aprire una porta, anzi aprirle tutte. Un "si" è quello che fa entrare il sole nella vita, che rende liberi nelle scelte, che accoglie e che sorride. Dire un "si" che vale tutta la vita fa commuovere perchè rivela la possibilità di staccarsi dal suolo, dalla consuetudine della quotidianità e del continuo gioco dei ruoli.
Dire un "si" è diventare protagonisti, iniziare a vivere da zero la propria vita con la curosità e la spontaneità dei bambini. Perchè solo loro sanno riconoscere le vere meraviglie. Dire un "si" è finalmente iniziare a costruire.
Questo post è per Alex che oggi lascia tutto il superfluo e parte per dire il suo "si" pieno alla vita, perchè oggi per la prima volta, ho visto nei suoi occhi un uomo libero.
E.

10 novembre 2009

AUTUNNO


L'aria frizzante, le prime impolverate di neve e quello strano suono misto profumo di erba secca che si piega al passaggio sulle distese dei pascoli. E poi un esplosione di colori e di sole nelle foglie rosse fiammanti degli aceri e nel giallo arancio degli aghi dei larici che rivestono di vita i sentieri e le valli.
Sembra che l'autunno prepari ogni anno una festa di colori e di profumi prima del silenzio incantato della neve.
E un po' come volesse star lì a ricordarci quanta vita portiamo dentro, quanto abbiamo scoperto, costruito, quanto fatto fiorire. Come una fiamma che riscalda e continua a bruciare e a consolidarsi lungo l'inverno diventando poco alla volta parte di noi stessi. Ogni tanto è importante fermarsi e guardare dentro/dietro la strada fatta, quella storta e quella piena, averne cura e amore, ma soprattutto gran rispetto. L'inverno può essere un buon momento, in attesa di scoprire le nuove splendide foglie della primavera.
E.

15 ottobre 2009

COMMISSARIA


E così si conclude la mia avventura da commissaria in un concorso esterno. Qualche mese fa mi viene fatta la proposta di fare "l'esperta" (ridere prego) di politiche agricole comunitarie in un simpatico concorso nella ridente cittadina piemontese. Come sempre e da vera bionda non posso che rispondere " si si, figo!va bene!". Una settimana dopo si apre una mole MOSTRUOSA di lavoro.
Perchè le materie richieste erano si quelle su cui lavoro ma un conto è lavorare e fare il tecnico e un conto è fare le domande da manuale, anzi, da regolamento! E allora comincio a studiare come una pazza tutto lo scibile umano per creare delle domande decenti.
Oggi ultimo giorno di orali. Sfoggio il tailleur giacca e pantaloni delle grandi occasioni estratto da un sarcofago di naftalina. Quelli del palazzo di fronte si affacciano per capire se è esplosa una fabbrica chimica. Tranquilli, niente di che.
Mi tiro come fantozzi al concorso pubblico quando si mette il bustino e si tinge i capelli per sembrare più giovane. Scialle di lana, scarpa nuova, capello al vento e mi reco verso il mezzo di locomozione: la mountain bike di 15 anni di carriera.
Pedalo verso il concorso, anzi, prima verso l'uomo della banca per andare a firmare le pratiche per il mutuo. Il giacchino mi tira, il foulard mi sbatte in faccia riducendo del 75% il campo visivo, la molletta che impedisce ai miei pantaloni di finire tra i raggi belli pieni di grasso e di cracia schizza via verso lidi sconosciuti fino a che......fino a che.....
La vecchina snob della Torino bene.
La intravedo a meno di duecento metri nella strettoia tra il muro e la grata attraverso cui devo passare. Sono in ritardo. Lei non si sposta meno 150 metri. Accelero, lei ondeggia col bastone in mano. Meno 100m. mi guarda, si sposterà. Meno 50m. Pedalo e penso che un impatto potrebbe farmi trovare a contatto con la sua dentiera. Rallento.
Le arrivo davanti già in ritardo folle e lei mi sbarra la strada, sbattendo il bastone per terra "Signorinaaaa ma sa qual è il corso sebastopoli??". Mi devo fermare. Ritardo. Dovrò ripartire =attrito statico molo peggio del dinamico "si signora, è questo qui". Tento di ripartire ma la vecchina non molla e soprattutto non si sposta!!! "ma senta signorinaaa la biglietteria, dov'è?" "non so signora, non ne ho idea". Giro il manubrio, tento dribblata sulla destra. La vecchina mi dribbla a sua volta, mi placca e non mi molla "ma mi avevano detto che c'era una biglietteria". "signora, proprio non lo so, provi a chiedere a lui". Mollo la patata bollente al secondo ciclista che passava dopo di me. Credo che stasera fossero ancora lì....
Con scatto felino (o arrancamento da bradipo appesantito) pedalo fino in banca dove firmo la mia condanna da eterna debitrice a un simpatico signorino che con l'aria da angioletto mi ha indebitato per i prossimi milioni di anni. I posteri troveranno un fossile con la mia mano che firma le ultime rate del mutuo....
E poi concorso con candidati, commissione e grasso della bici a chili sui miei pantaloni (fortuna che eran marroni!). Ma questa è un'altra storia!
E.

05 ottobre 2009

SI RIPARTE!


Periodo curioso questo qui, direi energicamente ben movimentato!Vi capita mai di fermarvi, fare finta di essere invisibili e osservare attentamente tutti gli altri intorno a voi dimenticandovi di voi stessi? Ecco, questa è un'operazione che riesce particolarmente bene quando intorno c'è tanto, tanto movimento. In questo periodo infatti alle persone che ho vicino stanno succedendo una serie di stravolgimenti grossi, alcuni fortemente dolorosi, altri meravigliosi ma tutti, proprio tutti secondo me porteranno tanta vita.
Gli eventi positivi, si sa, fanno fiorire di gioia ma anche quelli pesanti, dolorosi, quelli che non vorremmo mai ci capitassero, ecco, se usati bene e trasformati sono in grado di far fare il vero salto di qualità alla nostra vita, per passare da una vita "media" a una vita "unica e piena"!
E tra tutto questo fermento mando un abbraccio alla mia socia che in questo periodo si barcamena nei gironi infernali del precariato cercando, nonostante tutto, di mantenere alto il morale e provando a buttarsi in ogni settore possibile con una volontà di ferro!Grande Ari!
E da oggi si riparte a scrivere....
E.

29 settembre 2009

INTERVALLO

Tra poco si ritorna...plin plin plin plin plin plin plin plin plin plin plin plin plin plin plin plin...

27 aprile 2009

L'AMORE PIU' GRANDE

25 APRILE 2009

Lettera di Lorenzo Viale ai genitori - anni 27, ingegnere alla FIAT di Torino. Partigiano fucilato l'11 febbraio 1945 al Poligono Nazionale del Martinetto.

Torino, 11 febbraio 1945
Carissimi,
sono gli ultimi istanti della mia vita terrena ed il mio pensiero corre a voi che tanto avete fatto per me.
Oltre a darmi la vita, mi avete allevato con cure, mi avete dato un'educazione, avete fatto sacrifici enormi per darmi un'istruzione e una cultura, e soprattutto mi avete impresso nell'anima principi di onestà e di onore ai quali non sono venuto mai meno.
Muoio, assassinato da individui che la storia giudicherà come belve umane assetate di sangue, per un ideale, per la grandezza dell'Italia.
Una cosa mi addolora ed è questa: lasciarvi in uno stato di disperazione che immagino e non potervi essere vicino negli ultimi anni. Vi chiedo soprattutto di farvi animo e di sapere sopportare la sorte avversa come io spero che Iddio mi dia la forza di sopportare il gran passo.
Di una cosa sono certo: potrete sempre camminare a testa alta perchè non ho compiuto niente di disonorevole ne' di obbrobrioso.
Ho semplicemente lottato per una causa che ho ritenuta santa: quelli che rimarrano si ricordino di me che ho combattuto per preparare la via ad una Italia libera e nuova.
...
Vi chiedo perdono per tutto quello che vi posso avere fatto di sgradevole, vi chiedo perdono soprattutto per avervi posposti ad un ideale, e prego Iddio affinchè vi dia la forza di sopportare questa notizia. Ordunque non addio, ma arrivederci in un mondo migliore dove le bassezze umane non ci toccheranno più. Salutatemi tutti gli amici e quelli che mi hanno voluto bene. Per l'ultima volta vi bacio e vi abbraccio affettuosamente.
Vostro
Renzo

31 marzo 2009

QUESTIONE DI CORNA...


Torno a casa da Oulx. Affronto i due tornanti che svalicano il Comune di Salbertrand e nell'ultimo tratto di strada vedo una macchina e lui lì...
La macchina è ferma, 4 frecce e penso subito "mi accosto e gli chiedo se serve aiuto" ma mentre passo di fianco e sto per abbassare il finestrino cosa vedo?cooooosa veeeedo?
vedo il guidatore col naso per aria rivolto verso la scarpata ad osservare un meraviglioso maschio di cervo con un palco enorme, appena una ventina di metri sopra la scarpata. Che faccio? supero la macchina e alla prima piazzola utile abbandono la macchina. Mi inerpico su per il bosco per raggiungere il cervo dall'alto in modo da non far sì che si accorga di me. Ma il bosco è ripido e marcio, molte piante si sono schiantate con la neve pesante degli ultimi giorni, il terreno non tiene e il misto di pietre, terra ed erba dell'anno prima scivola giù sotto i miei piedi. Allora mi attacco ai tronchi e alle radici e slittando e scivolando riesco miracolosamente a guadagnare la quota. Intorno un forte odore di terra bagnata, di fungo e di humus mi ricorda che son tornata nel posto giusto.
Mi fermo nel bosco a pochi metri dalla radura che si apre davanti a me. Le piante mi nascondono e mi proteggono. Nella radura vedo passare 5 o 6 cerve. Bellissime, grandi ma leggere. Una si ferma, non mi vede ma deve aver sentito il mio odore (la doccia del semestre scorso non è bastata..) e per un attimo i nostri occhi si incrociano. I suoi meravigliosamente grandi e selvatici. Un istante, poi tutte scappano via.
Allora esco dal bosco nella radura, intanto la nebbiolina che prima appena percepivo solo nel respiro sale velocemente e comincia a sfumare i contorni del bosco che prima mi nascondeva. Per una strana legge del contrappasso ora sono io a sentirmi osservata. Mi giro, controllo i miei passi. Mi rigiro. Ricontrollo. Mi sento occhi puntati addosso. Proprio come, qualche secondo prima, le cerve sentivano i miei su di loro.
Comicio a scendere per la radura per tornare alla macchina che avevo abbandonato sulla statale. Per terra comincio a vedere ciuffi di pelo sempre più frequenti. Poi mi imbatto in una zampa. Poi lo trovo tutto: ormai solo più lo scheletro di un capriolo. Rimangono le altre zampe attaccate alla colonna vertebrale e ancora a qualche osso del cranio. L'inverno è stato lungo e duro. Non trovo neanche più le costole. Divorate. La fame è brutta."Saranno stati i lupi della valle" penso. Poi, 1 secondo dopo "o i cani randagi?" e su quest'ultimo pensiero e sulla nebbia sempre più densa un brivido mi attraversa la schiena e dico "e lo sapevo che dovevo sempre cacciarmi in situazioni simpatiche!" e poi penso alle sagge teorie di mia madre secondo cui contro l'attacco di cani randagi occorre portarsi dietro un pezzo di salame: o li distrai o glielo dai come antipasto...nel frattempo tu corri!
In 10 secondi netti son saltata giù sulla statale....
E.

26 febbraio 2009

DAL LETAME..

Prima aboliscono l'istruzione, poi abbattono la ricerca. Poi se la prendono con chi lavora nel pubblico. Dopodichè preparano un bel pacchetto ai migranti: permesso di soggiorno da 80 a 200 euro, reato di clandestinità (si son dimenticati il reato di indigenza!), e denuncia da parte dei medici, legalizzazione delle ronde (o pestaggi autogestiti). Provano a mutare i centri di accoglienza in centri di espulsione. Intanto aprono le carceri. Più indulgenza per i mafiosi (è democratico!). Meno indulgenza per chi intercetta e denuncia corruzione, stupro, rapimento e quant'altro: questi subito in galera!Tra poco rifioriranno splendide centrali nucleari: ho sempre sognato di avere due teste, un cervello in più mi farebbe comodo.
E adesso ci tolgono pure il diritto di sciopero: se vuoi scioperare vai in ufficio, lavori ma ti tolgono la paga e la mettono su un fondo di solidarietà. Per fortuna, pensavo di dover fare anche il parafulmine del quirinale (cit. vedi "Fantozzi va in pensione"). Ah, se sei un sindacato minore non puoi scioperare al di fuori di un referendum tra lavoratori. Ah non puoi neanche manifestare per la strada...se proprio vuoi puoi andare in bagno e mentre tiri lo sciacquone urlare un sano "acciderbolina" (se lo sciacquone dura abbastanza a lungo).
Va bene che dal letame nascono i fior ma in questo paese comincia ad esserci un po' troppa merda...
E.

02 gennaio 2009

COSA VI AUGURO PER IL 2009....

La ricetta di un capodanno meraviglioso è quella di trascorrerlo con le persone a cui si vuol bene. Ecco.Tutto il resto vien da sè. Questa è la sentenza che scrivo nell'anno nuovo senza poterla pronunciare a parole perchè in questo momento i trovo costipata dalla maschera all'argilla che ho spatarata in faccia e che mi blocca ogni minimo movimento muscolare dandomi pù o meno l'espressione di un panda imbalsamato. Se rido mi sgretolo, se piango mi sciolgo, se parlo mi dolgo!
Ma soprattutto, se entra qualcuno muore d'infarto alla sola visione!Quindi scrivo.
Dicevo, il mio capodanno è stato fatto di: cenone loculliano - tutti giochi canonici da veglione fino a svenire con le carte o la penna in mano - senza un minuto di sonno camminata e rotoloni come i cani nella soffice neve del Gran bosco di Salbertrand sotto il sole caldo e il cielo terso nella spettacolare cornice delle montagne dell'alta valle. Meraviglia. Felice, in montagna e coccolata dagli amici che si può desiderar di più?!!
Per augurarvi qualcosa di speciale in questo nuovo anno mi rifaccio al sempre illuminato "Buongiorno" di Gramellini pubblicato su La Stampa il 31 dicembre:
"Il Buongiorno stavolta mi piacerebbe lo faceste voi. Provando a formulare tre desideri. Il primo per voi stessi, il secondo per la persona che amate di più e il terzo per il mondo. Non conta quanto siano grandi, basta che vi riempiano il cuore. Metteteli negli spazi qui sotto e credeteci, almeno mentre li scrivete. Ora entriamo pure nella tormenta del 2009 col bavero alzato e le parole coraggiose di George Bernard Shaw: «La missione di ogni uomo consiste nell’essere una forza della natura e non un grumo agitato di guai e di rancori che recrimina perché l’universo non si dedica a renderlo felice»

1....
2 .....
3...

Ecco, io li ho scritti i miei tre desideri, qui lancio il 2 e il3. 2. la persona che amo di più. Dedicato per chiari motivi alle persone che amo di più nella mia vita.
In questo periodo ho cominciato a frequentare il carcere minorile del Ferrante Aporti e mi sono resa conto per la prima volta di una serie di cose fino ad ora immaginate ma lì tangibili con mano. La più banale e superficiale di queste è la fisicità della struttura carceraria. Mura, sbarre di ferro, porte blindate, grate alle finestre, guardie, infinite chiavi per aprire inferriate arrugginite e pesanti che danno su inferriate altrettanto possenti e decadenti.
Quello è un carcere fisico. Spesso però c'è un carcere del cuore. E per un motivo o per l'altro prima o poi tocca tutti. La paura di non essere amati, la rabbia, il rancore il senso di inadeguatezza. Tutto ciò rinchiude in una prigione di difesa e non permette più di vivere.
Auguro alle persone che più amo di aprire le porte dei loro carceri personali che solo loro conoscono nel profondo e iniziare a vedere quanto splendide siano. Meravigliose così con tutti i loro pregi e difetti ma finalmente libere da quel peso che non le fa vivere a pieno e in grado di affrontare leggère e consapevoli i loro cammini di crescita personali. Aperto il carcere s'inizia a vivere.
3. pensiero per il mondo. E qua la sparo alta ma se per caso il genio della lampada mi ascolta mi conviene mirar alto anzichè chiedere una lavatrice! Il desiderio è che tutte le persone possano amarsi. Smettere di pensare al "proprio giardino", cominciare a curare anche quello degli altri. E pensare un po', e che cazzo, (rafforzativo) che siamo tutti sulla stessa barca che può essere un giardino fiorito o una letamaia (sta a noi scegliere l'evolversi della situazione, per ora l'odore è inconfondibile...) e che la teoria di Gaia non è solo una teoria. Il desiderio è che ognuno metta da parte i proprio egoismi personali e che cominci ad operare per costruire la pace mettendo almeno un po' del suo tempo ma soprattutto del suo amore al servizio degli altri. All'inizio bastano energie e tempo, ad amare s'impara a poco a poco perchè la società non ce o insegna ma poi diventa chiaro che solo con l'amore un progetto decolla, un granello di sabbia diventa castello indistruttibile e una rivoluzione cambia il corso della storia per sempre.
Non vi resta che scrivere i vostri desideri. Su un foglietto, nella seconda pagina di una copertina di un libro, sul computer, su un pezzo di cartigienica (non usato), sul cofano dell'auto...
Buon anno!
E.

08 dicembre 2008

IL TABU' DELLE FAVE


post leggero ma graffiante.
Piccole deduzioni alla luce della luna.
Se prendi a martellate una piastrella, trovata nei rifiuti per creare tanti piccoli pezzi che diverranno un regalo di natale, negli scantinati di casa e senti una porta che si apre al primo piano, scende le scale, si avvicina alla porta della cantina, fa rumore con le ciabatte e se ne và...
Se incidi un'altra piastrella alle 22.00, questa volta tra le mura domestiche, e senti l'ascensore che arriva sino al tuo piano, si apron le porte, la cabina dell'ascensore si assesta ma non si svuota, si richiudon le porte e l'ascensore riparte per piani bassi...
Se ti affacci dal balcone di casa e guardi in strada e vedrai che più della metà dei parcheggi che ci son sotto casa tua sono liberi...
Beh, allora si può presumere che il tuo condominio è popolato di nonni e affermare che sono delle persone che sanno che c'è qualcuno più attivo di loro, che fa orari strani, che sanno che è meglio buttare un occhio per capire che non ci sia niente di strano...ma il tutto con una estrema riservatezza ed educazione e questo mi fa volare in alto nel pensare che c'è ancora qualcuno così, a questo mondo, da cui si può imparare.
A.

Anche da questo?


Che serva da riflessione sulla situazione attuale della chiesa

ben inteso da non intendersi come un atto blasfemo

sarebbe facile ignoranza
.



29 novembre 2008

PER TE


da La Stampa, 29/11/08 - MASSIMO GRAMELLINI
Spero di non sconvolgere nessuno rivelando che «La cura» di Franco Battiato, giustamente considerata da tutti (anche da Celentano che l’ha appena inserita nel suo nuovo album) una delle più belle canzoni d’amore di ogni epoca, è dedicata a una persona che ciascuno di noi conosce o crede di conoscere piuttosto bene. Non esiste donna che, ascoltando i versi di quel capolavoro, non abbia sognato di incontrare un amante che, invece di parlarle affannosamente dei propri problemi, le sussurrasse protettivo all’orecchio: «Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale e io avrò cura di te». In effetti la canzone contiene una serie di promesse da far impallidire dieci campagne elettorali. Oltre a una serie di doni non irrilevanti che il protagonista si offre di portare in dote - il silenzio, la pazienza, le leggi del mondo - alla fortunata destinataria viene assicurato un servizio di pronto soccorso sui seguenti temi: paure, ipocondrie, turbamenti, ingiustizie, inganni, fallimenti, ossessioni, malattie e lotta all’invecchiamento. C’è da far innamorare di Battiato persino Berlusconi. Ma la verità, e magari per qualcuno sarà una sorpresa, è che in questa canzone l’artista catanese non si rivolge a una donna o a un altro essere umano, ma a colei a cui probabilmente già pensava Leonardo quando disegnò la Gioconda: la parte nascosta di se stesso. Perché solo chi riesce ad amarsi nel profondo, «superando le correnti gravitazionali», avrà poi la forza di scacciare l’egoismo e di amare veramente il suo prossimo.

14 novembre 2008

LA MATTANZA INFINITA


Ogni giorno perdiamo un pezzo di democrazia, di giustizia, di credibilità, forse anche un pezzo di speranza.
E.

da "La Stampa" del 14/11/2008
articolo di ALESSANDRA PIERACCI

I pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini avevano chiesto 28 condanne: in tutto 110 anni per la notte dei manganelli alla scuola Diaz, il 21 luglio del 2001, durante il G8. Il tribunale, presieduto da Gabrio Barone, dopo dieci ore e mezzo di camera di consiglio, ha condannato 13 imputati per un totale di 36 anni. Assolti tutti gli alti vertici della polizia, in particolare Francesco Gratteri, ex capo dello Sco e ora direttore dell’Anticrimine, Giovanni Luperi, ex vicedirettore Ucigos e oggi ai vertici dell’ex Sisde, perché il fatto non sussiste, e poi Gilberto Caldarozzi, ex vicedirettore promosso capo dello Sco, Spartaco Mortola, ex dirigente della Digos di Genova ora questore vicario a Torino.

Assolto perché il fatto non sussiste anche Massimo Nucera, l’agente accusato di aver simulato un’aggressione con coltello: può riavere il corpetto e la giacca che erano stati sottoposti alle verifiche del Ris dei carabinieri. Alla lettura del verdetto, nell’aula si scatena la protesta, con urla di «Vergogna, vergogna». «Accettiamo» è il lapidario commento del pm Zucca. «Non entro nel merito della decisione dei giudici - dice la sindaco Marta Vincenzi - ma alla luce di questa sentenza ora occorre una commissione d’inchiesta parlamentare». Sdegnato il presidente della Regione, Claudio Burlando: «Ci si interroga su come un fatto così grave possa essere avvenuto senza indicazioni dai livelli superiori quanto meno chiamati a una doverosa vigilanza».
Dopo quattro anni e oltre 200 udienze, il processo che ha visto 29 imputati e 93 parti lese, tutti i no global picchiati o addirittura massacrati nel buio nella scuola di via Battisti adibita a dormitorio, ha visto respinta la teoria dell’accusa sulla responsabilità di una catena di comando rispetto alla brutale irruzione e soprattutto alla successiva costruzione delle false prove per accusare i feriti di resistenza: in particolare le due molotov sequestrate precedentemente in un’altra zona della città e poi introdotte alla Diaz, dopo «la macelleria messicana», come l’aveva definita uno degli imputati, Michelangelo Fournier, raccontando in aula quello che aveva visto. In sostanza, sono stati condannati il comandante del settimo nucleo del primo Reparto Mobile di Roma, Vincenzo Canterini, oggi all’Interpol di Bucarest, e i suoi uomini, tra vice e capisquadra.
Quattro anni la pena comminata a Canterini per lesioni e arresto illegale, tre anni ciascuno per Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroni, Emiliano Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti, Pietro Stranieri e Vincenzo Compagnone, due anni per Michelangelo Fournier, un mese per Luigi Fazio, che dopo il G8 lasciò la polizia. Condannati per porto d’armi Pietro Troiani e Michele Burgio, ovvero gli uomini che portarono alla Diaz le molotov: il primo a tre anni, il secondo a due anni e mezzo, oltre a una multa di 650 euro. Sospensione condizionale della pena per Fournier, mentre, grazie all’indulto, quella inflitta a Canterini si riduce a tre anni, mentre viene interamente condonata a tutti gli altri. Nel 2009 scatterà la prescrizione. I risarcimenti alle parti lese vanno da un minimo di 5000 euro a un massimo di 50 mila. L’elenco degli assolti comprende, oltre ad Alfredo Fabbrocini per il quale l’assoluzione era stata chiesta dai pm, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Carlo di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cherchi, Davide Di Novi, Massimiliano Di Bernardini, Salvatore Gava.

Quella notte, 30 ore dopo la morte di Carlo Giuliani in piazza Alimonda, gli agenti del settimo nucleo, seguiti da poliziotti di altri reparti, fecero irruzione nella scuola Diaz di via Cesare Battisti e nell’adiacente scuola Pascoli, sede del centro media del Genoa Social Forum. Gli agenti entrarono abbattendo il cancello con un blindato e poi fecero irruzione all’interno dei locali sferrando manganellate. A nulla valsero le grida, le mani alzate, le richieste di aiuto. Un poliziotto mimò un atto sessuale davanti a una ragazza a terra con la testa spaccata, un altro guppo di agenti fece volare in aria a calci il giornalista inglese Mark Covell. Per giustificare l’irruzione, seguita a due riunioni in questura, fu verbalizzato un presunto attacco a una colonna di mezzi della polizia, che transitavano in zona, e successivamente un presunto lancio di oggetti dalle finestre della scuola. Poi, davanti alle decine di feriti e alle chiazze di sangue che imbrattavano la palestra, la violenza fu fatta passare come risposta a una altrettanto violenta resistenza, fatta provare da quelle due molotov poi distrutte mentre erano conservate in questura.


da "La Stampa" del 14/11/2008
PAOLO COLONNELLO

C’è Mark Covell, il giornalista inglese, che trema impercettibilmente e pensa alla sua milza che non c'è più, ai denti tutti rotti, ai polmoni danneggiati, al coma durato settimane e intanto gli occhi si riempiono di lacrime. C'è Lena, senza più un polmone che guarda fissa davanti a sè e chiede in tedesco spiegazioni a chi non la può capire. C'è Daniel che si massaggia le cicatrici sulla testa e ammutolisce. C'è la mamma di Sara che sussulta a ogni nome, a ogni assoluzione, come se ogni volta calasse di nuovo il manganello sulla testa di sua figlia, "desaparecida" nella notte della democrazia alla scuola Diaz.

Una notte italiana, di quelle che non si dimenticano, anche se i giudici fissano sulla carta alle 21 una sentenza che morirà nei pochi mesi che rimangono alla prescrizione (21 gennaio) e che dichiara assolti i vertici della Polizia, trascinati su un banco degli imputati sul quale non hanno mai voluto sedersi. Assolti in mancanza di prove certe. Oppure assolti per non aver commesso il fatto. Comunque assolti anche contro ogni speranza delle giovani carni offese che qui adesso urlano con tutto il fiato in gola: «Vergogna, vergogna!». Pagheranno soltanto gli uomini della truppa, i picchiatori, quei pochi individuati tra mille difficoltà, depistaggi, omertà nella massa degli agenti travisati che fecero irruzione alla Diaz la sera del 21 luglio 2001.

E pagheranno solo virtualmente, visto che le pene verranno interamente condonate o, appunto, molto presto prescritte. Ma come per il «lager» di Bolzaneto, anche per il massacro della Diaz le attese e le aspettative erano superiori alla realtà, che è fatta di codici, di leggi, di prove, di responsabilità personali. E non consola, non lenisce dolori e sofferenze. Ed è una realtà dove raramente la giustizia riesce a coincidere con la storia, quella dei fatti immortalati dalle mille riprese digitali del G8 di Genova, dei denti rimasti sui pavimenti della palestra, del sangue che dipingeva le pareti. Perché la storia ha più a che fare con la politica che con la giustizia ed è da lì che dovevano arrivare risposte, come al solito assenti. Così alla fine rimane un'altra occasione mancata e una figura davvero brutta, anche a livello internazionale, delle nostre forze dell'ordine.

Dimostrare il teorema, come voleva l'accusa, di «un unico disegno criminoso» nell'atteggiamento animalesco dei 200 poliziotti che irruppero come belve assetate di sangue nei saloni della scuola Diaz, era impresa quasi impossibile. Perché avrebbe richiesto la presenza di un mandante da individuare ben al di sopra degli stessi vertici della polizia. I quali, vedi le dichiarazioni di Giovanni Luperi o Francesco Gratteri - i due vice capi della polizia presenti sul campo - si sono ben guardati dal chiamare in causa qualcuno. Basti la risposta surreale, eppure così significativa, resa da Luperi (attuale capo dell'Ais, ex Sisde) nel corso di alcune «dichiarazioni spontanee» al processo, sottratte cioè all'esame dei pm: «Quella sera io stavo pensando dove portare a cena i miei colleghi...».
Luperi pensava alla cena quella sera, mentre 200 suoi agenti subordinati massacravano nella scuola di via Cesare Battisti una novantina di giovani inermi accusandoli ingiustamente prima di essere dei black block, poi di aver tentato di accoltellare un agente, infine di aver nascosto (ma in bella vista, giusto all'ingresso) due molotov. Per meglio dirla con le parole del capo d'imputazione firmato dai pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini «personale della Polizia dello Stato non meglio identificato..con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso..faceva irruzione in massa all'interno dell'edificio da perquisire, ove al loro sopraggiungere si trovavano ospitati gli occupanti e irrompevano, dapprima in gran parte in un ampio locale al piano terra, temporaneamente adibito a dormitorio..e in rapidissima successione si portavano ai piani superiori dell'edificio, raggiungendo altre persone ivi rifugiate..in ogni occasione colpendo con violenza le persone predette, tutte in palese atteggiamento di non offensività e di resa, in talune occasioni infierendo più volte sulle stesse già colpite a terra, sanguinanti e ferite, utilizzando i manganelli rispettivamente in dotazione o sferrando calci..».

I ragazzi e le ragazze che uscirono sanguinanti da quella macelleria messicana - per dirla con le parole di Michelangelo Fournier, vicequestore - ora affollano la parte riservata al pubblico di quest'aula che somiglia a un cinema e dove per 4 anni è stato proiettato sempre lo stesso film: quello della commedia degli equivoci, dei non ricordo, delle omissioni, delle prove scomparse, come le due molotov disintegrate in chissà quale ufficio della questura genovese. Una folla che cresce mano a mano che la cancelleria rimanda l'ora della sentenza e che a un certo punto mette insieme il sindaco Marta Vincenzi e il presidente del tribunale dei minori Adriano Sansa, la mamma di Carlo Giuliani, Haidi, e l'ex leader no global Vittorio Agnoletto. Pensionati e fantasmi. Tutti in cerca di una risposta che la sentenza letta dal presidente Gabrio Barone non darà. Dice il berlinese Daniel Thomas Albrecht, 29 anni, primo della lunga lista di vittime: «Del poliziotto che mi colpì fino a farmi svenire ricordo bene una cosa: gli occhi pieni di odio. L'odio disumano di chi non capisce nemmeno che sta facendo».

12 ottobre 2008

FINALMENTE 30!


Ieri sera mi son ritrovata in un locale terrificante della Valle, il mefistofelico Kirby. Età media sulla ventina. Un locale in una sorta di capannone commerciale lungo la desolante striscia d’asfalto della statale di Rosta. E dentro un mix di tabbuozzi e tabbuozze sulla ventina tutti modaioli del tipo “minchia son troppo figo se me specchio ner cesso faccio la fine de Narciso”. Musica a ppalla che per dire due monosillabi devi urlare e poi ti ritrovi con la raucedine per una settimana e sfumacchiate di monossido di carbonio nel locale per fare “troppo l’effetto fumo” (come se le polveri sottili di Torino non fossero sufficienti!).

Chiacchierata, bevuta e dopo l’uscita dal locale il primo pensiero è stato “aaah per fortuna che non ho più 20 anni!”. Insomma, in quel locale ci sarò stata un milione di volte. E se riguardo indietro vedo tutti quei venerdì e sabati sera della mia gggioventù mischiati di drink e fumi in locali simili per disattivare i problemi, staccare il cervello per riaccenderlo il lunedì, e musica bella alta perché così i discorsi non sono mai troppo impegnativi, le relazioni meno che mai. 4 battute sciocche, 2 risate da “bionda stupida” come direbbe la mia socia (!) e stai sicuro che piaci a tutti. Ma che occhio triste il lunedì, che occhio triste…

E poi son stata fortunata, perché qualcuno mi ha imposto di darmi una scrollata e di mettermi in gioco. Veramente. E così è da un anno che mi la mia vita è cambiata, è stata stravolta in positivo. E finalmente!. Mi accorgo che il cambiamento spiazza un po’ tutti gli amici ma rende felici solo quelli che ti conoscono bene e che ti amano per quello che sei e non solo per l’esteriorità allegrotta. E Quindi ….meravigliosi 30 in cui posso scegliere di evitare l’affumicamento settimanale, riprendere a fare volontariato dopo una pausa di 3 anni, smettere di frequentare 8 milioni di persone e dedicare il tempo agli amici veri, non sentirmi strana se evito una relazione con una persona che non amo, iscrivermi a un corso di dizione teatrale e andare a correre con qualcuno senza sentirmi d’impaccio. Ma soprattutto posso sentirmi libera: un giorno di questi meravigliosi 30 una persona che si è avvicinata a me in un modo così spontaneo e gratuito da lasciarmi stupita, ha visto che c’era qualcosa che non andava. Gli ho dato fiducia e mi ha indicato la strada per abbandonare un peso lungo almeno 15 anni che non mi faceva vivere veramente. Ora mi sembra di essere rinata. Alla fine le risposte prima o poi arrivano basta non smettere di cercarle e vivere un po’ a cuore aperto (e la risposta non è sbagliata!!!). Morale della favola…i 30 sono veramente una meraviglia!

E.

IDIOTA

Cazzo sono un idiota
ma come ho fatto a non accorgermi prima
dovevo proprio avere gli occhi bendati
per non vedere tutti i giorni passati, sprecati, buttati
consacrati al niente
a quel continuo trastullarsi della mente
escogitando ogni nuovo espediente
per ripromettermi sempre la mattina seguente
la stessa carota
Cazzo sono un idiota
ma come ho fatto a non accorgermi in tempo
che il mondo intorno si stava trasformando
mentre invecchiavo non mi stava aspettando
del resto lui non ha mai atteso nessuno
non sono il primo che si sveglia in ritardo, tossendo
nel fumo di un locale notturno
tavoli da biliardo e il cantante di turno
che giudico già da una nota

Sono un idiota
ma come ho fatto a non sentire i messaggi
quelli che i saggi hanno voluto lasciare
e che non erano bottiglie nel mare
ma storie, canzoni, dipinti, parole
anche se non le ho mai trovate da sole
ma come ho fatto a non distinguerle al volo
non mi consolo pensando al domani
se adesso sul piano le mani le muovo
ma la testa è vuota.

Tardi, tardi, tardi, è troppo tardi
e non mi bastano i ricordi
quando si diventa sordi
l'emozione non si sente più

Tardi, tardi, tardi è troppo tardi
ci sono stati troppi sprechi
quando si diventa ciechi
la passione non si trova più.

Cazzo sono un idiota
ho dato il tempo al cuore di consumarsi
ma come mai la mia coscienza dormiva?
è la catarsi, quella televisiva
che ti libera e priva delle tue preoccupazioni
e delle tue riflessioni se non ti sai dominare
e non ci sono istruzioni da usare
sono solo evasioni
non si prevedono istruzioni per l'uso.
Cazzo sono deluso
e mi vergogno di ogni fiamma che ho spento
del primo fuoco che mi bruciava nel cuore
e non è vero che non era il momento,
che c'è sempre del tempo
e che la fiamma non muore, no
non è vero se ora quello che sento
è poco più di un tepore
e non mi basta pensare al domani
se ho le mani piene di penne, carta, colori
ma la testa è vuota.

Tardi, tardi, tardi, è troppo tardi
e non mi bastano i ricordi
quando si diventa sordi
l'emozione non si sente più
Tardi, tardi, tardi è troppo tardi
ci sono stati troppi sprechi
quando si diventa ciechi
la passione non si trova più.

Cazzo sono un idiota
ma come ho fatto a non capire che i danni
li avrei pagati tutti pesantemente
chi mi ha insegnato a dire sempre "la gente"
a pensarmi differente
a chiamarmi fuori
come se non facessi anch'io quegli errori, gli stessi
peggiori perfino se guardo al mio ruolo
che sono solo un passeggero del volo
e mi credevo pilota.

D. Silvestri

08 ottobre 2008

LA GIUSTA DISTANZA

Eccone un'altro di bel film che scarica riflessioni durante e all'uscita dal cineforum...quel sottile film tra il dovere di tener la giusta distanza e la consapevolezza di doverla abbandonare
A.

04 ottobre 2008

GIORNI E NUVOLE

Un complimentone a chi ha scattato la foto (e il diritto d'autore è stato esaudito) e un complimentone alla politica italiana che ha permesso di creare delle situazioni così paradossali da far lavorare i registi su delle tematiche tanto impegantive (e anche questi ringraziamenti sono stati fatti).
Ancora una riflessione: gli organizzatori della rassegna cinematografica Suburbana sono veramenti sagaci...se avessero proiettato prima questo film e poi "into the wild" non avrebbero più avuto clienti nelle prossime proiezioni...nelle settimane a venire avrebbero dovuto rincorrerci per le terre dell'Alaska.
A.

25 settembre 2008

SUBURBANA...la nuova stagione

E' iniziata così la mia stagione autunnale impegnata.
Mi ha ribaltato come si ribalterebbe una macchina in corsa con le gomme liscie sull'asfalto bagnato.
"E' il tuo film" dice qualcuno, "forse si, non so" rispondo io.
Ecco la bella sensazione, che sapevo di incontrare anche quest'anno, uscendo dalla sala di film impegnati e scelti con cura.
A.

20 settembre 2008

MI PIACE RICORDARLA COSI'


Dopo una serata che non si ricordava dai tempi dei tempi (non so se la sorcia - sempre perchè socia è termine bandito al momento - l'ha pensata alla stessa maniera) la giovane collega E. mi ha offerto spunti tra le righe, ma anche con i pesci in faccia, sulle possibili vie per il mio futuro per arrivare il più vicino possibile all'obiettivo.
Sia ben chiaro, molto spesso i suoi pensieri sono contorti e i suoi piani diabolici...ma almeno prova a lavorarci un po' su.
Io non mi sbatto e tento con la sorte che poi TROPPO spesso mi porta al solito punto di arrivo.
E partire è sempre un po' più pesante della volta prima, ma con ottimi spunti di riflessione.
Chissà se la sorcia è riuscita a giunger a casa con il suo mezzo meccanico a 2 rote... e poi fantozzi ero io!
mi piace ricordarla così...orrendamente catarinfrangente ma con un tocco di classe di ton su ton nell'accostamento dei colori...
e qualcuno provi a prenderla!
A.

18 settembre 2008

MELA MERITO

Le mele migliori sono in cima all'albero.
La maggior parte delle persone non vuole arrivare alle migliori
perchè ha paura di cadere e farsi male, così preferisce prendere
quelle che sono cadute a terra e che, pur non essendo così buone, sono facili da raggiungere.
A volte le mele che stanno sulla cima dell'albero pensano che ci sia qualcosa che non va in loro, quando in realtà sono semplicemente 'meravigliose' , devono solo essere pazienti e aspettare
che la persona giusta arrivi, colui che sia cosi coraggioso da
arrampicarsi fino alla cima dell'albero.
Non si deve cadere per essere raggiunti: chi avrà bisogno di noi e ci ama
farà di TUTTO per raggiungerci....

A.

16 settembre 2008

TROPPO


SENTIRE...
E' SEMPRE COSI' DIFFICILE CAPIRE.
MA NON ESISTONO TECNICHE O MANUALI.
SOLO LA VOLONTA' DI ESSERCI.
GLI SPAZI SI POSSIEDONO, SI CEDONO, SI INTEGRANO...MA NON SI PRIVANO AD UN'ALTRA PERSONA.
AL MASSIMO CI SI SPAVENTA. E SI SCAPPA. MA NON CI SI INVENTA IL BENE PER UN ESSERE UMANO.
DELUSA.
PER AVER PROVATO AD ASCOLTARE CON ATTENZIONE.
DELUSA DI ESSERMI UN'ALTRA VOLTA ILLUSA.

A.

13 settembre 2008

VACANZE VACANZE! parte prima

Mentre la bruna si crogiola all’afa torinese e si cimenta in gare ciclistiche tipo Fantozzi e Filini - coppa Cobram- la bionda si sacrifica e se ne va in Sicilia OHOHOHOHO!
TOUR: Cefalù, Taormina, Siracusa, Scicli, Valle dei Templi, Messina, Milazzo e…dulcis in fundo: ETNA.
FORMAZIONE: Aki, Ste, Puccio e la bionda.
La bionda e Ste era un mese che fremevano all’idea di salire sulla montagna borbottante. La bionda si era ormai ridotta a dire che l’Etna rappresentava tutta la sua vacanza in Sicilia, massima e somma meta e ogni volta che ne parlava gli occhi le stralunavano e scendeva la bavetta dalla bocca (peraltro disgustoso da vedere…).
Arriva il gran giorno, anzi, arriva ancora prima: appena giunti a Catania i tre si lanciano in una escursione notturna tra i boschi dell’Etna con il faro della luna piena per ammirare la colata lavica…Aki accusa stanchezza e abbozza tentativi di fermarsi che fanno scendere una gocciolina di sudore appanicato a Ste e alla bionda che a ogni sosta inventano rocambolesche scuse di ampia base scientifica tipo “ah Ele tira su la mano, senti che aria calda (ma quando mai) ci siamo quasi!” “Oh Ste, tocca la terra è calda sotto la sabbia (mai fu + gelida) la meta è lì dietro sicuramente!”. Fino ad arrivare a questa meravigliosa colata di magma rosso incandescente nel silenzio della notte, col profumo dei pini e in un abbraccio di rocce lunari.
E il giorno dopo…salita sull’Etna ai crateri sommitali!
Partenza dal rifugio La Sapienza. I nostri vanno a prenotarsi dalle Guide Alpine dell’Etna (ma poi “alpine” in Sicilia??) che un po’ ghignano guardando gli shorts proprio shorts della bionda mentre pensano agli 0 gradi della vetta... Finalmente si sale e sale e sale per questa lava nera nera che è ovunque e ti riempie gli occhi e che se la tocchi è ancora calda (questa volta per davvero)! La guida è fascinosa e distribuisce liquore locale (mah…) lapilli e spiegazioni, la bionda lo bombarda con domande di botanica (lui al 50° quesito è tentato di buttarla giù dai dirupi ma ci sono troppi testimoni…)
…E poi finalmente il cratere sommitale a 3300 metri…!
Indescrivibile. La terra fuma bianco ma sotto i piedi è tutto nero lava e giallo zolfo, l’aria è quasi irrespirabile, dal cuore del cratere salgono gas e vapore se ne respira così tanto che sembra di soffocare ma non sai se è per questo o per l’emozione del vento, del freddo, dei fumi e dei colori che ti spaccano dalla bellezza.
E poi la discesa giù a rotta di collo per le sabbie laviche della Valle del Bove finchè ad un certo punto si apre alla vista un cratere enorme spento di 5 km di raggio con tutti i cordoli lavici laterali, quasi una vallata! E in lontananza la vegetazione che inizia a colonizzare. Sembra di vedere proprio la terra viva, la geologia in atto, capire che tutti i giorni si cammina su una “cosa viva” e sempre in evoluzione! Gioia immensa gioia. E bavetta della bionda. Una colata bavica. A Ste si squarcia il resto dei pantaloni dalla gioia ma nessuno vuol sapere come avvenne....Scendendo sempre di più cominciano a spuntare in mezzo a tutte quelle rocce nere macchie verdi, rosa, gialle: cespuglioni di astragalo, saponaria, tanaceto che spiccano vivaci. MARAVIGLIA!
I tre tornano giù con i sorrisi stampigliati in faccia! La bionda svuota le scarpe e ne esce almeno un kg di sabbia, si brinda con the e grappa e…pronti ad affrontare faticosissime giornate di mare e mangiate di pesce…
E.
p.s. la bionda cerca marito locale con casa sotto l'Etna.
p.p.s. la bionda lo cerca facoltoso così può vivere di escursioni quotidiane.
p.p.p.s. come avete potuto notare la bionda ha grandi valori morali. Solo li tiene per altre occasioni.
To be continued…

16 agosto 2008

E...STATE


Dal Rocciamelone...buone vacanze!
E.

p.s.Daniele Silvestri è sempre un genio...tuttto da ascoltare!

28 giugno 2008

Disillusione.

Disillusione.

E’ un sentimento crescente ogni volta che mi approccio alla politica. E sempre più i rodimenti di fegato e i mal di stomaco cedono il passo a un pensiero logico: sopravvalutazione dell’italiano medio.

Italia pizza spaghetti mandolino e mafia. Tutto vero. Inutile prendersela se all’estero ci deridono. Semplicemente vedono la realtà meglio di noi che ci stiamo dentro. Hanno amaramente ragione. La maggior parte degli italiani ha legittimato il potere di un uomo che sfrutta la sua posizione pubblica per i propri interessi privatistici (si può tradurre con un banale “non finire in galera”), semplicemente perché anche loro farebbero così. La maggior parte degli italiani è di un’ignoranza spaventosa perché non è in grado di comprendere la differenza tra immigrazione e delinquenza, guarda con terrore al diverso e non si accorge del vuoto che crea nei figli che ha in casa cresciuti a maria de filippi e grande fratello, crede che le intercettazioni siano uno sperpero di denaro pubblico e i magistrati dei fantocci ai quali si può dir di tutto ma che non hanno diritto di replica…

In questi giorni stanno passando dei provvedimenti che cambieranno il Bel (si fa per dire) Paese. I minorenni nei CPT, esercito nelle città, chiusura delle intercettazioni, immunità alle 5 cariche di Stato, soldi alle scuole private (passerà, passerà), reintroduzione del lavoro a chiamata, informazione imbavagliata…

Siamo in dittatura e questo è solo l’inizio.

E.

25 maggio 2008

AGGIORNAMENTI


E' successo di nuovo. L'altra settimana attraverso sulle strisce, quelle belle bianche sullo sfondo rosso di corso vittorio, quelle che proprio devi essere orbo per non vederle, e una suora su una punto prova a farmi fuori. Ecchecavolo. Sarà un segno del destino, non v'è dubbio.
POI. POI POI. Mi mandano in trasferta a Roma a una riunione di tutti gli organismi pagatori italiani a parlare di sementi certificate. EEEH? per me i semi son quella roba che butti per terra e poi aspetti che qualcosa esca fuori...un banano, un pesco, un abicocco, un coccodrillo. E allora passo una settimana a spaccarmi la testa sulla legislazione, pagamenti, porcherie varie, finchè sfibrata decido di presentarmi in conferenza vestita da enorme seme. Di zucca. Grande zucca. Una zuccona. Così magari pensano che sia intelligente. E allora finisco in aereo con tutti questi manager dai vestiti scuri, l'aria depressa e la faccia macinata da ufficio come se qualcuno gliel'avesse centrifugata nella stampante B/N. Aereo-treno-riunione-treno-aereo. Torno a Caselle con una voglia folle di respirare ossigeno. Montagna, mare, campagna, fate qualcosa!
E poi sono andata al matrimonio di due miei amici (questo è il terzo nel giro di un mese e mezzo!). Il prete serio e rapido. Un velociraptor. Al pranzo animazione di un tizio e una tizia (secondo me e un mio amico lei in settimana fa la segretaria e nei week end per sfogare le frustrazioni canta la Pausini ai matrimoni) che ogni 20 secondi circa "eeeh un bell'applauso agli sposi" "eeeh faccciamo il trenino" "eeeh via con l'alligalli!". Da abbatterli. Ma non si poteva. Per fortuna che ad un certo punto son partite le mazurke e allora c'erano le zie che, lanciatissime, si arrocchettavano contro i muri e le piglie tentando di trottare in 2 mq di spazio!
Nonostante ciò la gggente era bbella e felice. E io di persone belle ne ho riviste e ne ho conosciute in questo lungo matrimonio.
Venerdì prendo la metro, a me e a un tizio resta il biglietto incastrato nella macchinetta. Chiamiamo la sicurezza, ci sbloccano i biglietti e da lì ciaciariamo fino alla stessa fermata di attività, di passioni e delle cose che ci entusiasmano. Di tutto di più, ci salutiamo, ci baciamo e ci auguriamo le miglior cose per il futuro. Cavolo, dovrebbe succedere così sempre. Ecco.
Basta, torno a studiare, e se prossimamente mi stendono saprete che al 99,9% è stata una suora.
E.

12 maggio 2008

CHI E' RENATO SCHIFANI

sottotitolo "tragicommedia di un Paese allo sfascio".

E.

da "Se li conosci li eviti" di M. Travaglio e P.Gomez


Schifani Renato Giuseppe (FI)
Anagrafe
Nato a Palermo l'11 maggio 1950.

Curriculum: Laurea in Giurisprudenza; avvocato, dal 2001 capogruppo di Forza Italia al Senato; 4 legislature (1996, 2001, 2006, 2008)

Soprannome: Fronte del Riporto.

Segni particolari: Porta il suo nome, e quello del senatore dell’Ulivo Antonio Maccanico, la legge approvata nel giugno del 2003 per bloccare i processi in corso contro Silvio Berlusconi: il lodo Maccanico-Schifani con la scusa di rendere immuni le «cinque alte cariche dello Stato» (anche se le altre quattro non avevano processi in corso).

La norma è stata però dichiarata incostituzionale dalla consulta il 13 gennaio 2004. L’ex ministro della Giustizia, il palermitano Filippo Mancuso, ha definito Schifani «il principe del Foro del recupero crediti», anche se Schifani risulta più che altro essere stato in passato un avvocato esperto di questioni urbanistiche. Negli anni Ottanta è stato socio con Enrico La Loggia della società di brookeraggio assicurativo Siculabrokers assieme al futuro boss di Villabate, Nino Mandalà, poi condannato in primo grado a 8 anni per mafia e 4 per intestazione fittizia di beni, e dell’imprenditore Benny D’Agostino, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo il pentito Francesco Campanella, negli anni Novanta:

il piano regolatore di Villabate, strumento di programmazione fondamentale in funzione del centro commerciale che si voleva realizzare e attorno al quale ruotavano gli interessi di mafiosi e politici, sarebbe stato concordato da Antonino Mandalà con La Loggia.
L’operazione avrebbe previsto l’assegnazione dell’incarico ad un loro progettista di fiducia, l’ingegner Guzzardo, e l’incarico di esperto del sindaco in materia urbanistica allo stesso Schifani, che avrebbe coordinato con il Guzzardo tutte le richieste che lo stesso Mandalà avesse voluto inserire in materia di urbanistica. In cambio, La Loggia, Schifani e Guzzardo avrebbero diviso gli importi relativi alle parcelle di progettazione Prg e consulenza. Il piano regolatore di Villabate si formò sulle indicazioni che vennero costruite dagli stessi Antonino e Nicola Mandalà [il figlio di Antonino che per un paio d’anni ha curato gli spostamenti e la latitanza di Bernardo Provenzano, nda], in funzione alle indicazioni dei componenti della famiglia mafiosa e alle tangenti concordate.

Schifani, che effettivamente è stato consulente urbanistico del comune di Villabate, e La Loggia hanno annunciato una querela contro Campanella.

Assenze: 321 su 1447 (22,2%) missioni 20 su 1447 (1,4%).
Frase celebre: «Li abbiamo fregati!» (dopo l’approvazione della legge sul legittimo sospetto, che doveva servire per spostare i processi contro Berlusconi e Previti da Milano a Brescia, 1° agosto 2002).

«Rita Borsellino sfrutta il nome del fratello per fini politici» (12 settembre 2003).

«Sono un sessantottino, ho partecipato anch’io alle occupazioni. Sto dedicando la mia vita a lui, io credo molto in Silvio Berlusconi (...) Mi sono innamorato di Berlusconi perché ho visto in lui quella naturalezza e genuinità della politica che non avevo visto in passato. È un grande stratega e un grande leader» («Libero», 29 luglio 2007).

«Oggi Cuffaro ha ripreso saldamente in mano il timone di una Sicilia che già è cresciuta così come i dati sul Pil e sulla disoccupazione ai minimi storici ci indicano. Dobbiamo anche riconoscere al governatore siciliano che è stato e continua ad essere l’unico garante della unitè della coalizione, risultato questo che, in un sistema maggioritario, è garanzia di stabilità e quindi di quella risorsa fondamentale per lo sviluppo che è la governabilità di un territorio. Forza Italia sarà al suo fianco in questa nuova fase di governo della Regione per sostenere quella linea riformistica che è alla base del proprio credo politico» (dopo la condanna di Cuffaro a 5 anni per favoreggiamento, Agi, 19 gennaio 2008).