17 maggio 2011
ESSERE LEGGERI - ESSERI LEGGERI
Ogni tanto, in certi punti della nostra vita, la morte arriva. E allora in qualche modo ci dobbiamo fare i conti. Ci obbliga a fermarci e a entrare per assurdo - ma non troppo - più nel profondo della vita. Curioso fenomeno.
Forse l'esperienza più comune penso sia quella di avere osservato almeno qualche volta nella vita i volti delle persone care che sono "andate" dopo un periodo di sofferenza più o meno lunga. E di fronte a queste c'è qualche cosa di poco consueto, qualcosa che ci scuote profondamente e se riusciamo ad allontanare, almeno per un attimo, la tempesta dei sentimenti che in quel momento ci assale, riusciamo a leggere chiaro e netto sul volto un senso di pace e di riposo e una profonda sensazione di percepire che ciò che stiamo osservando non è che un involucro.
Come se tutta la massa di energia, di forza, di parole, di amore, di rabbia, di speranza, di sconfitta, di entusiasmo della vita di quella persona avesse lasciato in un istante quel "guscio" in cui era intrappolata e fosse andata a ricongiungersi a tutte le altre.
E' indipendente dalla fede, dalla filosofia, dalla religione, è come qualcosa che si legge e si palesa sui lineamenti del volto e ci lascia spiazzati nel farci percepire il mistero incredibile della vita.
Uscita all'aperto ho guardato il cielo azzurro e terso delle colline di Firenze, in mezzo ai poggi verdi e rigogliosi, agli ulivi e ai cipressi che ondeggiavano al vento caldo, quasi estivo, ho osservato il calore trasparente che usciva dal forno delle camere...
Ho sentito il nostro attaccamento, un dolore tanto forte, umano, ridursi a un piccolo punto in confronto al mistero profondo della vita che si è liberata, leggera, caricata di tutte le esperienze di questo mondo, in cui si è donata, in cui è cresciuta, si è arricchita, non dispersa ma presente, libera e immensamente più grande.
E.
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