05 maggio 2010

BIDONI IN DOPPIA FILA....


Ecco, niente di più poetico dell'essere travolti dall'immagine di un bidone in doppia fila mentre si rientra a casa. La doppia fila è il tipico modello italiota e potrebbe essere sprecata per altri paragoni nazional-lamentevoli, ma qui lo spirito politico tace e prevarica quello poetico. Del bidone. Insomma, come un folgoramento me ne sono perdutamente innamorata!
Ora, per comprendere la natura aulica del mio sentimento pensate intensamente a lui: verde come la speranza, un po' tracagnotto ma comunque armonioso nel profilo, suscitante immediata simpatia! E, interiormente, un tipo, come dire.... " profondamente ricco".
E ogni volta che apre la bocca: una miscellanea di odori, di suoni e di colori, un concentrato di vite vissute, rimescolate, amalgamate, intrecciate e ormai inseparabili...(persino dalla differenziata).
E poi si sa, l'atteggiamento rivela tutto e allora.... quella sua posizione: la doppia fila. Quel non essere ne' in carreggiata, in frenetica corsa verso chissà dove, ne' posteggiato in qualche sacca di esistenza ristagnante. Ma stare lì, pronto a partire, carburante, energico e dinamico nella sua posa elegante con lo sguardo all'orizzonte e la serenità di chi conosce la via su cui si trova.

Ok, ok, ormai sono alla frutta.

Eppure a volte ci si sente così (come un bidone in doppia fila...) : pronti a partire.

Senza bagagli a mano ma con tutta la strada dentro.
Senza cartelli segnaletici ma con la direzione chiara in testa e nel cuore.
Corazzati ma con un pozzo senza fine di tenerezza da spendere.

E il vento e il calore del viaggio che dissolvono a poco a poco ogni piccola nebbia di timore.
Perchè la curiosità e la voglia di costruire l'oggi e il domani, sono più forti di ogni certezza....

...persino del camion della spazzatura... ; )
E.

14 gennaio 2010

la corazza di cemento




Credo di aver capito che cosa sta accadendo.
Meglio tardi che mai.

"Per sopravvivere nel mondo nel quale viviamo è necessario che l'uomo sappia adattarsi all'ambiente che, per effetto dell'evoluzione, cambia continuamente e assai rapidamente anche per l'opera stessa dell'uomo. Gli animali, che non hanno potuto istintivamente adattarsi all'ambiente, si sono estinti e si estingono anche animali che non sanno o non possono opporsi all'azione distruttiva dell'uomo in questa sua fase ancora primitiva e disorganizzata, dell'uomo, cioè, pervaso dai suoi sentimenti di implacabile ingordigia, di profitto sfrenato, senza remore di sorta. Inutile e fuori tema la storia aggressiva e distruttrice dell'uomo teso al profitto ad ogni costo disposto a coprire il mondo di cadaveri e di immondizie. Utile sapere che esistono uomini preoccupati del divenire dll'umanità. Sono gli uomini indispensabili al progresso dell'uomo e della sua sopravvivenza nel tempo futuro. Non parlo ovviamente dei politicanti che si distinguono dai politici per il fatto che essi usano la politica ed il potere politico solo per soddisfare il loro egoismo personale o di gruppo o per il proprio clan familiare nel quale cercano di vivere nel modo sempre migliore. I politici sono capaci di enormi sacrifici per l'idea che professano. Il senso politico è il senso che onora l'uomo in quanto è il solo essere che ne è dotato e che lo distingue appunto da tutti gli altri animali. Ma il carattere evolutivo dell'uomo non è solo riferibile alla politica perchè l'uomo può avere molti, moltissimi interessi prevalenti, anche fuori dalla politica. Intendo cioè parlare di chi si sente in se aspirazioni vive e sincere per le quali sa sacrificarsi. La natura dell'uomo si caratterizza da quella degli animali anche per la sua capacità di svolgere un lavoro produttivo. Un evolutivo esplica un'attività per la quale è capace di fare notevoli sacrifici, pur di riuscire, essendo appassionato della propria attività, mentre un normale comportamento lavorativo non pone alla propria attività alcun interesse. Essa gli è normalmente indifferente e la esegue solo per il compenso che ne ricava e che gli è, per vari motivi indispensabile. In molti uffici, anche ministeriali, alcuni minuti prima del termine ufficiale del lavoro, di solito dai 5 ai 10 minuti, gli impiegati sono autorizzati a lasciare il posto di lavoro, smettere cioè la propria attività. Sono minuti che i sindacati sono riusciti ad ottenere per dar tempo all'impiegato di cambiarsi d'abito e riassettarsi in ordine per uscire. L'uscita all'esterno però è vincolata all'apertura dei cancelli o dei portoni o dallo scatto dell'orologio di controllo delle presenze attive del personale. Da alcune statistiche risulta che più del 95% del personale preferisce stare dai 300 ai 600 secondi in piedi, pigiato e fermo, invece di proseguire il proprio lavoro comodo al proprio tavolo per avvantaggiarsi della media di 20 secondi. Ho fatto tutto questo discorso per dimostrare la differenza tra il comportamento lavorativo e il comportamento evolutivo." (da IO...e chi? di Giovanni Zaquini 1982)
Un prurito qua e là, uno stomaco che si attorciglia...non sono nè pidocchi nè la cattiva digestione.
E l'indomani è diverso.
Ti svegli e sei pieno di macchie rosse stravaganti su tutto il corpo, pruriginose e fastidiose, che quando meno te lo aspetti si moltiplicano.
Non sono inutili, sono un segnale fatto apposta per ricordarti che qiò che il tuo cervello ha pensato non è in linea con il resto della società.
Da quando ho avuto contatti con la pubblica amministrazione le cose sono cambiate, ma forse non ho mai avuto troppo il tempo per ragionarle e metabolizzarle. Ora lo sto facendo e le conseguenze sono evidenti.
E' alquanto stupido e inutile lottare contro la matriosca, perchè essa contiene un mostro, un altro mostro e ancora un altro e un altro ancora. Tutti potenti alla lor maniera e ben distributi sino alle alte sfere.
E' un errore grattare la vernice sul vetro perchè a ogni grattata c'è una visione orrenda oltre quel vetro.
Te ne rendi conto, dai una grattata, apri la matriosca convinto di riuscire a sconfiggere un mostro ma quello che uscirà subito dopo ti schiaccerà.

Nel mio settore lavorativo è così. La pubblica amministrazione è un oggetto inutile, fatta di molti settori ma riconducibile ad un'unica attività, non quella della funzione pubblica, bensì di macelleria. Se sei giovane sei un poveretto, a cui è bene sin dall'inizio rendere il cervello una tabula rasa, far capire quali sono le regole, i protocolli e le procedure da seguire nella grande famiglia. E quando sei nel giro e senti che la situazione è infeltrita, stagnante, provi a darti la spinta di reni cercando di emergere in superficie per portare una ventata di aria nuova con nuove idee utili al gruppo, per migliorare il sistema lavorativo...e ti arriva il calcio in pancia. Forte, diretto e che ti toglie il respiro. E allora capisci che l'unico modo per non accusare è quello di camminare il più possibile accovacciato, quasi strisciante al suolo, testa bassa. E chi ti da il calcio non se ne rende nemmeno conto, assuefatto com'è dal meccanismo.
Il problema in questa pubblica amministrazione è credere in ciò che si fa.
Beh, se sei giovane, hai delle idee, degli obiettivi, se hai lavorato come libero professionista cercando di fare progetti utili per la società e se vuoi che i soldi che guadagni siano veramente guadagnati...beh...non andare nella pubblica amministrazione.
I sindacati poi, fanno riunioni e discutono sui diritti del lavoratore...ma quale diritti. Ci si dimentica che cos'è un diritto se si agisce in un ottica lavorativa e non evolutiva. Con l'ottica lavorativa si danno nomi a cose che non sono corretti. Perchè chiamare un'attività "progetto" se poi così non è...per me un progetto ha una data di inizio, una data di fine, un OBIETTIVO, e una produzione di risultati. Per molti non è così. Il progetto è un'attività che si porta avanti anche quest'anno, anche se inutile, anche se non c'è un obiettivo, anche se i risultati non ci saranno. E alla mia domanda "ma come fate a chiamarli progetti???" si sguinzagliano sguardi di fuoco del capo e risposte ingenue di altri che non ha ancora imparato a stare zitti o a chiamare le cose con il proprio nome "in realtà i progetti servono per avere i soldi della produttività a fine anno, ottenuti con il duro lavoro del sindacato".
Il sindacato dovrebbe essere schifato da queste risposte, dovrebbe controllare che le risorse in più ottenute grazie al suo lavoro siano correttamente usate.
Non c'è un sistema di controllo. Non è con il far rispettare la legge che si può parlare di controllo, bensì con il rispetto del buon senso.
E' dura far capire a chi è incrostato, a chi si è abituato a lavorare in un certo modo, a parer mio sbagliato, a chi usa diritti che non valgono più come diritti ma come credenziali di accesso ad ottenere soldi in maniera errata, che con piccole operazioni lavorative il sistema può essere cambiato e scardinato. Se ci provi verrai pestato al primo livello, al secondo livello, al terzo livello, al livello bonus.
Utile è scambiare quattro chiacchiere con i tuoi simili, con chi da questo livello ci è già passato, che fa le cose giuste di nascosto, ma le fa.
E allora è meglio andare alla ricerca del carattere evolutivo, quello corretto, cercando di non prendere troppe mazzate.
Il meccanismo è sbagliato: il metodo di lavoro, la scarsità di obiettivi, il far pasare il tempo tanto la retribuzione sarà uguale, il chiamare le cose con un altro nome, il lavoro dei sindacati...
Al momento non credo a nulla.
Quando ti accorgi di essere l'ultima pedina del sitema, per di più inutile, torna difficile sperare che il tuo corpo reagisca al meglio.
Ecco allora che ho deciso di fare un nuovo acquisto: una CORAZZA DI CEMENTO, utile a salvaguardare il mio corpo, a parare i colpi dal sistema e per farmi stare in piedi in questo sistema fuffa.
Non ne ho viste in commercio quindi la ricerca sarà dura, ma almeno il mio obiettivo lo conosco.
A.