31 marzo 2009

QUESTIONE DI CORNA...


Torno a casa da Oulx. Affronto i due tornanti che svalicano il Comune di Salbertrand e nell'ultimo tratto di strada vedo una macchina e lui lì...
La macchina è ferma, 4 frecce e penso subito "mi accosto e gli chiedo se serve aiuto" ma mentre passo di fianco e sto per abbassare il finestrino cosa vedo?cooooosa veeeedo?
vedo il guidatore col naso per aria rivolto verso la scarpata ad osservare un meraviglioso maschio di cervo con un palco enorme, appena una ventina di metri sopra la scarpata. Che faccio? supero la macchina e alla prima piazzola utile abbandono la macchina. Mi inerpico su per il bosco per raggiungere il cervo dall'alto in modo da non far sì che si accorga di me. Ma il bosco è ripido e marcio, molte piante si sono schiantate con la neve pesante degli ultimi giorni, il terreno non tiene e il misto di pietre, terra ed erba dell'anno prima scivola giù sotto i miei piedi. Allora mi attacco ai tronchi e alle radici e slittando e scivolando riesco miracolosamente a guadagnare la quota. Intorno un forte odore di terra bagnata, di fungo e di humus mi ricorda che son tornata nel posto giusto.
Mi fermo nel bosco a pochi metri dalla radura che si apre davanti a me. Le piante mi nascondono e mi proteggono. Nella radura vedo passare 5 o 6 cerve. Bellissime, grandi ma leggere. Una si ferma, non mi vede ma deve aver sentito il mio odore (la doccia del semestre scorso non è bastata..) e per un attimo i nostri occhi si incrociano. I suoi meravigliosamente grandi e selvatici. Un istante, poi tutte scappano via.
Allora esco dal bosco nella radura, intanto la nebbiolina che prima appena percepivo solo nel respiro sale velocemente e comincia a sfumare i contorni del bosco che prima mi nascondeva. Per una strana legge del contrappasso ora sono io a sentirmi osservata. Mi giro, controllo i miei passi. Mi rigiro. Ricontrollo. Mi sento occhi puntati addosso. Proprio come, qualche secondo prima, le cerve sentivano i miei su di loro.
Comicio a scendere per la radura per tornare alla macchina che avevo abbandonato sulla statale. Per terra comincio a vedere ciuffi di pelo sempre più frequenti. Poi mi imbatto in una zampa. Poi lo trovo tutto: ormai solo più lo scheletro di un capriolo. Rimangono le altre zampe attaccate alla colonna vertebrale e ancora a qualche osso del cranio. L'inverno è stato lungo e duro. Non trovo neanche più le costole. Divorate. La fame è brutta."Saranno stati i lupi della valle" penso. Poi, 1 secondo dopo "o i cani randagi?" e su quest'ultimo pensiero e sulla nebbia sempre più densa un brivido mi attraversa la schiena e dico "e lo sapevo che dovevo sempre cacciarmi in situazioni simpatiche!" e poi penso alle sagge teorie di mia madre secondo cui contro l'attacco di cani randagi occorre portarsi dietro un pezzo di salame: o li distrai o glielo dai come antipasto...nel frattempo tu corri!
In 10 secondi netti son saltata giù sulla statale....
E.