14 febbraio 2007

BR: UN MODELLO LA LOTTA NO TAV

...titolo spiattellato sulla prima pagina de LA STAMPA. Andate a pagina 2 e leggete interamente l'articolo della dott.ssa Marzolla. Sottotitolo in seconda pagina "Studiavano i NO-TAV come modello di organizzazione". Le citazioni relative al movimento NO TAV non provengono dalle parole dei brigatisti (se poi brigatisti sono: la magistratura farà il suo decorso) ma dal giornale "Aurora". (In corsivo e tra virgolette le parole del giornale, in grassetto quelle della Marzolla):
«Le dinamiche di questa protesta popolare che ha spazzato via le barriere istituzionali in modo spontaneo, hanno dimostrato che la lotta di popolo può diventare autonoma e incontrollabile». Quanto accaduto in Val Susauna forma di lotta che ha riscoperto il valore della salute») può diventare un modello; e bastano gli incidenti di Venaus che avrebbero «messo in evidenza il ruolo positivo dei centri sociali» per far loro sognare una rivoluzione «modello Valsusa».
Mettiamo che sia tutto vero e che questo sia il migliore dei mondi possibili. Mettiamo che Silvio sia stato ingiustamente accusato di tutto, che la De Filippi faccia programmi culturali e che Ratzinger sia mosso da ideali cristiani.

Mettiamo che siano dunque tutti brigatisti e che il giornale sia il covo dell'uomo nero.
Leggete forse tra le righe de "Aurora" parole che inneggiano alla violenza?Io leggo protesta, spontaneo, autonomo, incontrollabile, salute. Niente di più.
Se dei brigatisti assumono come modello una protesta NON VIOLENTA e RAGIONATA come la nostra, allora è una vittoria. E' la vittoria del pacifismo. Si comprende come la forza delle idee venga considerata vincente e dunque preferibile rispetto all'uso delle armi. Anche per i brigatisti. La vittoria della ragione.

Purtroppo la Marzolla, oltre ai criminosi titoli cubitali, aggiunge altre parole sue personalissime come incidenti e rivoluzione. Che fanno pensare a qualcos'altro...
Se l'informazione fosse libera in Italia forse l'articolo sarebbe stato un po' diverso...
Se i media vogliono creare un clima sereno per la manifestazione vicentina del 17...beh, non ci sono un granchè riusciti...guarda guarda che sia intenzionale???

Ele

1 commento:

e.talpa ha detto...

I titoli li fa il direttore.
Che evidentemente si è spaventato per il boicottaggio che abbiamo minacciato, o forse per le lettere mandate da Antonio Ferrentino (pres. Comunità Montana) tramite avvocato, e ha pensato bene di ritrattare.
Ciò non lo rende meno asservito, ma tant'è.

L’ira no-Tav
Tra noi nessun sovversivo
In duemila si preparano alla manifestazione di sabato. Persino Virano, l'avversario storico dei movimenti dice: «Sono persone per bene».
Intervista ad Antonio Ferrentino - MAURIZIO TROPEANO - TORINO
In tutti questi anni noi abbiamo sempre avuto ben chiaro il confine tra legalità e illegalità. Come amministratori abbiamo sempre tenuto alta la guardia contro le infiltrazioni, qualunque tipo di infiltrazioni, e lo faremo ancor di più dopo tutti questi tentativi di accostare un movimento fatto di sindaci, parroci, cittadini e famiglie ai nuovi brigatisti rossi». Antonio Ferrentino, presidente della Comunità Montana della Bassa Val di Susa e Cenischia, è preoccupato dagli effetti «indotti e pericolosi» che potrebbe determinate questo accostamento e per questo annuncia la «volontà di raddoppiare gli sforzi per evitare intromissioni in un movimento che per la sua stessa natura di democrazia partecipata è immune dal tentativo di dare una sponda ai terroristi».

Presidente è sicuro che il movimento sia immune dalla propaganda terroristica?
«Non posso rispondere dei singoli ed è per questo che aumenteremo la vigilanza, ma nella sua totalità sì. Stiamo tentando di applicare un modello di democrazia partecipata sulle scelte che riguardano la vita di migliaia di cittadini. Un’opera come il Tav non può essere imposto a una comunità. La comunità deve partecipare alle decisioni. È una questione ineludibile che se non viene affrontata anche a livello parlamentare non potrà altro che generare 10, 100, 1000 Val di Susa».

Un modello anche per i terroristi?
«Assolutamente no. Io da anni vedo tanti tentativi per depotenziare, per annullare, questa spinta alla partecipazione popolare. Abbiamo assistito a tentativi di strumentalizzazione della nostra protesta da parte di varie frange estremiste ma li abbiamo isolati e respinti. Abbiamo gli anticorpi, aumenteremo la loro produzione. Può darsi che i terroristi abbiano messo gli occhi su questo movimento, forse per stopparlo, forse per fare proseliti, ma in Valle non troveranno sponde».

Negli anni Ottanta, però, in Val di Susa si era concentrata una colonna di Prima Linea, dieci anni fa spuntano i Lupi Grigi, recentemente l’attentato al traliccio della 3...
«Ecco, proprio quello. Un mese fa qualcuno ha messo dei copertoni sotto un traliccio e poi ha appiccato il fuoco. I grandi giornali nazionali hanno dedicato pagine al fatto mentre se fosse accaduto in qualsiasi altro posto avrebbe trovato spazio in una breve. Se c’è un rischio è legato al fatto che qualsiasi cosa succeda sul nostro territorio ha un’eco mediatica esponenziale. E così qualsiasi cretino o qualsiasi criminale faccia qualcosa da noi è quasi certo di finire in prima pagina».

L’esperienza della Val di Susa, però, è stata studiata a fondo dai brigatisti. Nell’Aurora se ne parla in sette pagine. Che ne pensa?
«Vorrei leggere quel documento. Non posso parlare senza conoscere quelle sette pagine. Mi preoccupa molto di più il tentativo di accostare la nostra storia alle Brigate Rosse. Si tratta di un’operazione non solo errata ma anche pericolosa, molto pericolosa. La nostra protesta è pacifica, popolare e democratica. Stiamo esercitando un nostro diritto e non intendiamo retrocedere di un solo millimetro».

Lei parla della possibilità di far nascere 10, 100, 1000 Val di Susa. Per questo andrete a Vicenza?
«Il problema è dare la possibilità ai cittadini di contribuire a scelte che avranno effetti sulla loro vita quotidiana per i prossimi cento anni. Vale per la Torino-Lione e vale anche per la base militare americana. Per questo io sarò a Vicenza, ma a titolo personale».


TORINO
In Valle lo dipingono come Belzebù ma il commissario straordinario della Torino-Lione, Mario Virano, non ha dubbi: «Attribuire alle posizioni critiche espresse nei confronti della Torino-Lione una posizione di contiguità con i movimenti terroristici non è corretto». Virano parla al termine della giornata più difficile per il suo Osservatorio. Ieri gli esperti nominati dai sindaci della Val di Susa sono stati sul punto di abbandonare la riunione e di far saltare l’unico tavolo di dialogo ancora aperto tra Roma e gli amministratori No Tav. Alla fine il filo è stato riannodato. «Normale dialettica», commenta Virano/Belzebù.

E spiega: «Credo di conoscere bene la Valle di Susa e così pure gli interlocutori che considero persone per bene e che stimo, quindi non vedo alcuna contiguità. In ogni caso, se ci fosse qualcuno che esce da questo quadro di correttezza sarebbe lo stesso movimento il primo ad isolarlo». Concetti che riecheggiano nella parole di Nilo Durbiano, sindaco di Venaus. Un socialista, un moderato che ieri pomeriggio nel corso della giunta comunale valutava la «possibilità di fare causa a chiunque si permetta di accostare i No-Tav con i terroristi» perché «l’associare o il semplice accostare il movimento a fenomeni eversivi è offensivo». Aggiunge: «Da noi tutto avviene alla luce del sole e siamo riusciti sempre, nel limite delle contingenze e a volte sul filo del rasoio, a rispettare la legalità».

Del resto il motto del movimento è quel «A sarà dùra» che sabato prossimo risuonerà anche a Vicenza. Dalla Val di Susa partiranno almeno duemila persone. Mille troveranno posto sui venti bus affittati dai comitati spontanei. Si paga 16 euro e si parte alle sette del mattino da Bussoleno, Vaie e Bruzolo, mezz’ora dopo da Avigliana e da Sant’Ambrogio. Il sito No Tav.Ue aggiorna il numero di posti disponibili. Un altro migliaio di valsusini raggiungeranno Vicenza con auto proprie o prenderanno il treno. «I vicentini - racconta Guido del comitato Spinta dal Bass - ci hanno chiesto di portare le nostre bandiere. E così faremo». Gli striscioni? «Non ci abbiamo ancora pensato». In ogni caso la rima per gli slogan è presto fatta: «Dalla Val Susa a Vicenza abbiamo perso la pazienza». Altre bandiere arriveranno con i bus in partenza da Torino (partenza alle 8 da largo Brescia).

Una presenza organizzata che non piace al ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro: «Trovo ipocrite le parole del presidente Ferrentino che da un lato dice di voler isolare infiltrazioni brigatiste ma allo stesso tempo annuncia una delegazione di massa alla manifestazione di Vicenza». In Valle, però, non danno molto peso alle esternazioni dell’ex pm. Ancora Durbiano: «Siamo tutti consapevoli che stiamo vivendo una situazione difficile e pericolosa. Da parte nostra noi alzeremo ancor di più la guardia ma serve anche una grande responsabilità a livello di governo. Vigileremo, ma l’eversione non fa parte del dna del Movimento».

Del resto se un moderato come Durbiano parla di «contaminazioni positive tra gli abitanti della Val di Susa e il centro sociale Askatasuna di Torino» qualcuno si dovrà pur interrogare sui rischi di sottovalutare o di etichettare quel movimento. Giuseppe Joannas, sindaco di Bussoleno ed esponente di Rifondazione Comunista, non ha dubbi: «Il nostro è un modello incredibile di democrazia partecipata che ha sempre detto no a qualsiasi forma di violenza, anzi la violenza l’abbiamo subita». E Lele Rizzo, uno dei leader di Askatasuna, aggiunge: «Il movimento No-Tav è voluto dalla gente e non ha nulla da imparare da nessuno. I nostri obiettivi li dichiariamo e li perseguiamo alla luce del sole. Siamo contrari a qualsiasi azione sovversiva e clandestina».