29 settembre 2006

IL TEMPO DEL GRANO


Sono stesa. Occhi verso il soffitto. Una luce delicata, di grano maturo, si diffonde intorno nella stanza. E' il colore delle pareti, quelle della casa del paese. campagna, Soglio d'Asti.
La prima cosa che mi stupisce è il silenzio. Assoluto. Impalpabile.
Una quiete mai provata.
Mi giro nel letto, a sinistra vedo la nonna, a destra il nonno. Voltati di schiena, nel sonno profondo loro non si accorgono di me, così come la casa, immobile nel silenzio. Mi alzo piano, cercando di non fare rumore. Ma niente fa rumore, il letto non si muove, sono come un ospite invisibile in quella casa di pace fuori dal tempo.
..Il tempo..
Prima di uscire dalla stanza lancio un'occhiata all'orologio sul muro, la lancetta dei secondi, marrone su sfondo bianco si muove lentamente. I nonni continuano a riposare. Passo nel corridoio, e mentre cammino un pensiero mi sfiora "e dopo la vita?..." e subito se ne va.
Giro a sinistra nella sala da pranzo.
Accogliente la sala da pranzo, i mobili fatti dalle grandi mani del nonno, un camino in pietra mai usato e i rami dell'albicocco che si affacciano sul balcone di casa. So che tutto questo c'è, ma non vedo nient'altro, se non la stessa stessa luce di sole che pervade la casa, silenzio.
Sento una nuova pace, anche se percepisco di non appartenere a quel mondo: c'è una differenza di materia tra me e quell'equilibrio perfetto di silente armonia, linguaggio non parlato, che mi concede di esser lì, sebbene io non ne capisca il perchè.
Guardo di nuovo l'ora, questa volta sul muro della sala e scopro con stupore che la lancetta dei secondi qui si muove molto più velocemente, in modo quasi frenetico, raddoppiando i giri. Capisco che qui il tempo è diverso. Torno indietro, i nonni dormono ancora. L'orologio rallenta di nuovo.
Mi accorgo che il nonno si è sdraiato con le scarpe ancora addosso e tiene involontariamente i piedi giù dal letto, probabilmente per non sporcare le coperte con la terra dell'orto.
Mi avvicino per togliergliele e farlo riposare meglio, ma lui nel dormiveglia fa una smorfia di disappunto, allora lascio stare... in fondo è stato sempre più selvatico di me. Rivolgo ancora una volta lo sguardo ai nonni e mi stendo nuovamente tra loro, sapendo bene che mi capiterà difficilmente di poter esser ancora lì. E chiudo gli occhi, immergendomi ancora un po' in quella pace che non mi appartiene, in silenzio, godendo ancora per un po' di quell'attimo infinito che mi separa dal risveglio...

Questo post scomparirà.Come la stanza gialla.
La strana magia del tempo, la bella presunzione di misurarlo in modo meccanico. Il tempo delle emozioni come si misura? E il tempo della vita? In secondi, certo, minuti, ore, settimane e mesi. Ma il tempo percepito è altro. E se quello che noi definiamo passato fosse in realtà un costante presente distribuito in una dimensione diversa ripetuto infinite volte...allora anche il futuro sarebbe già certo, già vissuto, già presente. Non è forse la sensazione che talvolta abbiamo? Stupirsi di fronte al domani per poi guardarsi indietro e capire che in fondo quel percorso ce l'avevamo già dentro. O forse non è altro che una sensazione di familiarità con nostro vissuto, sudato, ingarbugliato, lottato e superato. Ma senza vincitori ne' perdenti.

...Sarà stata la pasta e cipolla mangiata dalla bruna stasera...mah...

E.

1 commento:

Lupo Solitario ha detto...

Chiedo giustizia e non vendetta. Dopo un raccolto, ne viene un altro.
Andiamo avanti.

Alcide Cervi, alla fine del suo discorso rivolto agli assassini dei suoi 7 figli